Delle migliaia di vite possibili, ogni uomo dotato di caparbietà, tenacia e fiducia si sceglie quella che ritiene più opportuna per se. A quasi tutti, almeno credo, sarà capitato di svegliarsi la mattina e dire : << Devo cambiare vita! Sono stanco di sentirmi oppresso da questo sistema di numeri.>> Perché è quello che siamo, numeri. Quelli di una matricola scritta su di un cartellino, quelli della quantità prodotta, quelli delle ore in più o in meno, quelli della data dello stipendio, quelli dei minuti persi nel traffico per andare al lavoro e quelli che passiamo a svolgerlo anziché a vivere.

Qualcuno, da qualche parte, aveva scritto in modo improprio all’ingresso di casa sua “Il lavoro rende liberi”.
Per fortuna, oggi quelli sono divenuti luoghi abbandonati e la scritta in ferro arrugginito serve ad insegnarci la storia di un orrore, spero irripetibile. Nulla di paragonabile alla nostra società, né intendo utilizzare suddetta triste vicenda come termine di confronto; l’averla menzionata è servita soltanto per riprendere una celebre frase e rimodularla per intenti più elevati : “Il lavoro rende liberi se decidi ogni giorno in che direzione andare, se ti puoi permettere di dire NO, se ti accontenti anche di meno, ma vivi di passioni”.

Fra i tanti che si svegliano coi buoni propositi, per poi spegnere la sveglia e girarsi tra le lenzuola, vi sono alcuni che invece decidono di mettere il piede giù dal letto. Luigi è uno di questi. Persona di poche pretese, ha per anni interpretato con diligenza il suo ruolo da geometra di cantiere. Non gli mancava nulla: un lavoro sicuro e ben retribuito, una fidanzata (ora moglie) accanto che ama e con la quale si poteva concedere una o due vacanze all’anno, una macchina, una moto… insomma tutto quello che una persona normale possa chiedere alla vita. Situazione invidiabile in base alle recenti statistiche, che ti concede anche il lusso di farti un cane, di sposarti, di fare casa e di immaginarti un figlio (e di piangere quando poi lo vedi realmente).

Si ma allora perché mettere quel piede giù dal letto? Perché seguire quell’idea che tutti giudicano folle? Semplice, perché quando uno ha coraggio e mette via le sue paure, sceglie di strapparsi di dosso quella casacca con su scritto il numero da schiavo. Non avviene da un giorno all’altro; prima subentra la rabbia, la rabbia diviene irrequietudine, l’irrequietudine porta l’insonnia, l’insonnia precede la frustrazione e poi…

la quiete dopo la tempesta chiarifica la direzione: mollo tutto e cambio vita.

Non per tutti succede così, ma per Luigi si. Arrivato al culmine della sopportazione, Luigi Celentano ha scelto di scrivere la sua canzone e di vivere una vita lenta, secondo i tempi da lui stesso dettati.

Gli anziani dicono che dal niente non viene niente, e preso in parola il detto, Luigi si rimbocca le maniche e decide di intraprendere un’attività agricola. Rileva alcuni terreni ed un vigneto appartenenti alla famiglia di sua moglie, completamente ignaro di cosa fosse la campagna e di cosa se ne potesse ricavare. Si crea una visione e decide di puntare su tre prodotti per diversificare la sua offerta: olio, nocciole e vino. Le difficoltà sono tante, i soldi risparmiati durante anni di lavoro iniziano a fluire in una sola direzione, ma la volontà supera ogni impedimento. Giorno dopo giorno la strada continua ad essere in salita, ma Luigi capisce che per arrivare in vetta non deve guardare in su, ma solo mettere un piede dopo l’altro. Cosi il respiro affannoso si placa, i battiti si regolarizzano, il corpo regge meglio la fatica ed il dispendio della forza di volontà si riduce a favore di una fervida consapevolezza.

Crea una piantagione di nocciole, riporta in vigore l’uliveto, restaura il vigneto. La natura ha i suoi tempi e se si sceglie di rispettarli, c’è da essere pazienti. Dovrà aspettare per vedere nascere le nocciole, dovrà aspettare per vedere il pieno regime delle sua attività, ma Luigi non ha fretta, in lui dimora la calma dei grandi saggi, indispensabile per il cambiamento. Per ora, dopo poco più di un anno di attività, si sente orgoglioso del suo olio biologico e della sua prima produzione vinicola, un bianco che sta raccogliendo sempre più consensi. Ma il prodotto che ha coltivato con più amore e che ha dato i miglior frutti è la sua felicità.

La storia di Luigi non è quella di un eroe, ma di un uomo come tanti, che arrivato ad un certo punto ha deciso di scegliere chi essere e come vivere, di essere il determinante dei suoi eventi e di togliere l’orologio dal polso.

La storia del cambiamento di Luigi ci insegna che con la buona volontà e la determinazione possiamo essere ciò che vogliamo, anche se abbiamo tutto da imparare e pochissime certezze. Questo racconto però ci insegna anche che quando insegui un sogno, l’entusiasmo moltiplica le energie e si trovano le forze per fare cose inimmaginabili, forze che prima non immaginavamo nemmeno di avere, proprio perché costretti nel quotidiano a fare ciò che odiamo.